Droni ed e-commerce: boutade commerciale o prossima realtà?
(Articolo già pubblicato da Altalex, quotidiano online di informazione giuridica, in data 15 aprile 2016)
Una
ragazza deve disputare un’importante partita di campionato e freme nell’attesa
dell’evento nel pomeriggio. A poche ore dall’inizio della gara, però, l’amara
sorpresa: il cane ha strapazzato a morsi una scarpetta da calcio, rovinandola
irrimediabilmente. La ragazzina è disperata: la famiglia, infatti, abita in una
zona isolata e il centro più vicino dista un paio d’ore dalla abitazione. La
situazione sembra irrimediabile…ma non tutto è perduto!
La madre prontamente
accede al noto sito e-commerce Amazon e acquista un paio di scarpe nuove,
scegliendo la consegna tramite servizio “Amazon Prime Air”. In meno di trenta
minuti un drone, dopo aver rapidamente solcato i cieli che separano il cliente
dal centro di distribuzione, si staglia sopra l’appartamento, adagiandosi nel
giardino antistante, dove la madre ha posto un marcatore (il logo di Amazon)
per facilitare l’atterraggio del drone, e consegna il pacco contenente le
scarpe nuove[1].
Questo
scenario, che di primo acchito può apparire fantascientifico, è quello che
invece potrebbe avvenire da qui a breve, o quantomeno è ciò a cui Amazon si sta
dedicando instancabilmente da un paio d’anni. Infatti, Jeff Bezos, fondatore e
numero uno di Amazon, verso la fine del 2013 annunciò che l’azienda stava
lavorando ad un progetto rivoluzionario, che allora fu bollato come un
simpatico scherzo. Oggi, invece, la società statunitense ha svelato maggiori
dettagli in relazione ai progressi raggiunti e soprattutto ha mostrato un
prototipo piuttosto avanzato del drone[2].Il drone pensato da Amazon può essere
considerato un ibrido tra un elicottero e un aereo[3]: in questo modo potrà non solo decollare
o atterrare, ma potrà passare facilmente ad un assetto orizzontale per
facilitare una più efficiente modalità di volo, sì da raggiungere le 55 miglia
orarie (quasi 100 chilometri orari). Il modello appare ora adatto alle consegne
di pacchi che possono raggiungere dimensioni e peso non indifferenti: i droni
potranno trasportare colli pesanti fino a un massimo di 2,2 chilogrammi, il che
rappresenta oggi circa l’86% delle consegne di Amazon. In quanto tempo?
Mezz’ora. Possono coprire zone nel raggio di 15 miglia (circa 24 chilometri)
dai magazzini in cui vengono preparati gli ordini. Il volo avviene a
un’altitudine inferiore ai 400 piedi (122 metri). I droni dell’azienda di
Seattle, velivoli che viaggiano senza pilota, controllati da computer a bordo,
sono inoltre in grado di evitare gli ostacoli tramite localizzazione GPS[4] e scansionare il terreno in cerca di un
luogo comodo per l’atterraggio. I vantaggi di tale innovazione consentono tagli
alle spese e ai tempi di consegna, oltre che risparmi di emissioni inquinanti.
In una recente intervista il capo della società nordamericana sottolinea come
tale tecnologia sia molto ecologica e che sia molto meglio dei camion su strada
per trasporti. Nonostante i progressi raggiunti, però, notizie chiare sulle
tempistiche ancora non ce ne sono: la società americana sta aspettando i
necessari interventi normativi. Prima di essere autorizzato, il piano necessita
di una serie di test di sicurezza, oltre al via libera delle autorità americane
dell’aviazione, la Federal Aviation Administration[5]. Dopo l’annuncio di Jeff Bezos, infatti,
la FAA aveva subito stoppato il progetto, ribadendo il divieto negli USA ai
voli commerciali almeno fino al rilascio del regolamento sugli APR[6]: una delle questioni che stanno più a
cuore all’Ente è appunto la regolazione dello spazio aereo. Ad oggi il colosso
di Seattle non ha ancora ricevuto l’approvazione nonostante una missiva
esplicita inviata da Amazon lo scorso aprile 2015 con la richiesta di
velocizzare le procedure e ammorbidire il regolamento in materia.
Per
continuare gli studi di sviluppo, Amazon è approdata così a Cambridge. Lo
sbarco in Inghilterra è avvenuto nel 2012 in seguito all’acquisto della startup
locale Evi Technologies. Nel novembre del 2014 Amazon ha lanciato una serie di
proposte di lavoro destinate a ingegneri aerospaziali per lavorare al progetto
“Prime Air”, al fine di espandere la sua sezione Ricerca e Sviluppo anche nel
Regno Unito. Ed inoltre, per aggirare le prescrizioni della FAA, ha testato i
suoi droni in India: qui, tra Mumbai e Bangalore, verso la fine del 2014 è
iniziato il percorso degli APR di Amazon. In molti considerano tuttora il
progetto di Amazon come una semplice boutade, un programma poco
realistico, mirato più a scopi pubblicitari che a una concreta realizzazione
del servizio, ciononostante Bezos continua a dirsi ancora convinto di poter tenere
fede alle promesse iniziali, ovvero all’avvio delle consegne entro 5 anni
dall’annuncio iniziale.
Amazon
è stata la prima società ad immaginare un futuro per i droni nell’e-commerce.
Altre società, tuttavia, non sono rimaste indifferenti. Google non poteva,
ovviamente, dimostrarsi insensibile al settore: la società di Mountain View è
attiva in tale ambito fin dal 2014, allorquando Washington David Vos, capo del
progetto, presentò “Project Wing”, programma interno a Google per lo sviluppo
delle consegne attraverso velivoli comandati a distanza. All’epoca la divisione
era ancora guidata da Google X[7], il laboratorio che sviluppa progetti
segreti all’interno del colosso americano dove hanno preso vita, tra gli altri,
i Google Glass[8] e le automobili autonome, protagonisti
delle cronache negli ultimi mesi. Adesso lo sviluppo di droni per le consegne è
guidato direttamente da Alphabet[9]. La mente del progetto è Nicholas Roy,
già esperto di robot per il MIT, dal 2012 al servizio di Big G. Il
design del futuro drone di Google sarà ibrido, con ali fisse più quattro eliche
a trazione elettrica per un peso di 9 chili. Il computer è posizionato in
prossimità della sezione di coda, mentre l’alimentazione è nella parte
anteriore. A bordo avrà un concentrato di tecnologia non indifferente: GPS,
telecamere, radio e un sensore con accelerometri e giroscopi per il rilevamento
della posizione.
Google,
che si dice sicura di poter lanciare il servizio già a partire dal 2017[10], ha effettuato negli ultimi anni dei
test del prototipo in Australia. Particolarità del progetto è data dai
possibili impieghi della tecnologia: si andrà dal recapito di prodotti
all’intervento in aree colpite da disastri naturali per distribuire kit medici
e cibo. Questo aspetto umanitario caratterizza in parte il progetto,
differenziandolo da quello di Amazon. Anche Google, nondimeno, si trova
impantanata nei problemi burocratici con le autorizzazioni che dovranno essere
rilasciate dalle autorità americane: per poter essere operativi al 100% le
aziende dovranno attendere la regolamentazione della FAA, cosa che al momento
non consente di avere chiare le tempistiche.
Se
oltreoceano le società più importanti giocano a contendersi la palma di chi
abbia ideato per primo il servizio, in altre parti del mondo non si resta a
guardare. Se è vero che i droni potrebbero essere impiegati per le finalità più
disparate, tale tecnologia sta attirando particolarmente le attenzioni delle
aziende che si occupano di servizi postali. È notizia recente
dell’interessamento di Australia Post[11] di volersi avvalere dei droni per la
consegna della posta in aree rurali del Paese. Ahmed Fahour, CEO[12] della società, conferma la notizia,
ritenendo che il drone non deve essere considerato alternativo alla consegna
tradizionale, ma anzi le due modalità di recapito devono convivere. Nel
dettaglio egli ritiene che l’utilizzo del drone deve avvenire simultaneamente a
quello del normale servizio di consegna: quando l’addetto raggiunge un’ampia
proprietà invece di percorrerla interamente può avvalersi del supporto del
volatile in modo da ottimizzare e velocizzare le consegne anche in aree rurali
e/o disagiate. In base alle ultime notizie un primo test di consegna dovrebbe
essere effettuato già entro la fine del 2016. Australia Post possiede già due
droni sperimentali che possono trasportare pacchi da 2 chilogrammi per 25
chilometri. Secondo l’Australian Financial Review i modelli finali
avranno una struttura simile ai quadricotteri che Amazon ha provato in
anteprima fino ad aprile 2015, prima di modificarne il design. Si stima
che Australia Post abbia stanziato in tale iniziativa 20 milioni di dollari,
somma che costituisce soltanto una parte di un più ampio progetto volto a
migliorare l’e-commerce al dettaglio in parti remote del Paese.
Anche
in Europa, però, qualcosa si muove. In Germania Deutsche Post DHL, infatti, ha
già effettuato un primo test alla fine del 2014, mentre in Svizzera, a metà
ottobre 2015, è stato provato un servizio analogo. Tuttavia è sicuramente la
Finlandia la nazione più incline all’innovazione: il servizio postale
nazionale, Posti[13], nell’ottobre del 2015 ha testato con
successo l’utilizzo di un UAV[14] per la consegna di piccoli pacchi.
Durante una quattro giorni di test a Helsinki, alcuni pacchi del peso inferiore
ai 3 chilogrammi sono stati trasportati con un drone dalla terraferma all’isola
Suomenlinna che si trova a 4 chilometri dalla capitale. In questo modo è stato
possibile recapitare agli abitanti dell’isola plichi e piccoli colli, senza
attendere le abituali lungaggini per l’imbarcazione della corrispondenza. Posti
spera così di poter ottimizzare il servizio di posta verso località remote e
difficilmente raggiungibili, come montagne, isole o zone disagiate in genere.
Ovviamente bisognerà fare il conto con alcune difficoltà tecniche, soprattutto
metereologiche: in Finlandia gli inverni sono molto rigidi e le basse
temperature spesso ostacolano o rendono i voli più ardui. Inoltre le forti
raffiche di vento sovente hanno costretto atterraggi di emergenza in zone non
programmate, in quanto sebbene il volo sia automatizzato, atterraggio e decollo
sono gestiti da un pilota umano, mentre la superficie del mare non di rado ha
causato la perdita del collegamento, cosa che ha richiesto un doppio link 4G
LTE[15] tra drone e pilota.
Il
servizio postale finnico ha colto senza dubbio l’occasione che si è presentata
dall’introduzione di uno dei più liberali regolamenti per i velivoli
remotamente controllati Droni o SAPR e gli aeromodelli, dedicato al modellismo
dinamico a scopo ricreativo. Il TRAFI[16] ha infatti annunciato, lo scorso 10
ottobre 2015, la presentazione del proprio regolamento che, secondo le loro
stesse dichiarazioni, è il più liberale al mondo. Obiettivo del TRAFI è
raggiungere un livello di regolamentazione il più semplice possibile, in modo
da lasciare spazio per gli esperimenti e consentire lo sviluppo di nuove
attività imprenditoriali. Inoltre gli oneri amministrativi e le spese per i
servizi ufficiali sono ridotti al minimo, cosa che rende facile lanciare nuove
operazioni. Anche se il nuovo regolamento è leggero e ampio, contiene allo
stesso modo molte garanzie essenziali per garantire la sicurezza.
Mentre
Amazon e Google con novità e progetti si rincorrono da un po’ e sono in aperta
lotta per tagliare per primi il traguardo, in Cina c’è chi ha già avviato
progetti operativi. Alibaba, colosso dell’e-commerce cinese, è stato il primo retailer
ad effettuare consegne con i droni. Tra il 4 e il 6 febbraio 2015 è stata
avviata una particolare sperimentazione: Alibaba ha consentito ad un ristretto
numero di clienti di precisi distretti di Guangzhou, Pechino e Shanghai di
ordinare prodotti di prima necessità, del peso non superiore ai 340 grammi, con
consegna entro un’ora tramite drone. Per il futuro, inoltre, Alibaba ha già
predisposto online un listino con gli articoli che potranno essere spediti per
mezzo di droni. L’azienda, tra l’altro, aveva iniziato a testare APR per le
consegne già nel 2013.
Inoltre,
non va dimenticato che anche lo shop e-commerce cinese JD, il secondo nel Paese
dopo Alibaba, si è lanciato nel settore per conquistare quella fetta di
potenziali clienti che vivono nelle aree rurali più remote, vale a dire circa
618 milioni di persone: un mercato vergine che i due colossi si stanno
contendendo da tempo. Le consegne, però, continuano a costituire un ostacolo in
molte aree ancora impervie, non collegate con i servizi di trasporto pubblico e
con strade difficilmente percorribili da mezzi su gomma. Ecco perché da fine
2015 l’azienda ha iniziato a far circolare i suoi droni rossi per un test di
mercato nella provincia di Jiangsu. A differenza dei concept di
Amazon e Australia Post, i pacchi non vengono consegnati direttamente all’acquirente
ma fatti arrivare in gruppi in un singolo villaggio, previa notifica ai diretti
interessati. I droni, che sono quindi più grandi, robusti e in grado di
viaggiare per lunghe distanze, fanno la spola fra le oltre 150 mila stazioni di
distribuzione, realizzate dall’azienda ai margini delle zone rurali, e i posti
più sperduti del Paese. I tempi di consegna non provano nemmeno a competere con
i 30 minuti promessi da Amazon ma, a detta del CFO[17] Sidney Huang, nel 90% dei casi rimangono
nelle 24-48 ore.
Una
conquista consentita anche dalla normativa cinese, emanata nel lontano 2009.
L’unica restrizione all’uso dei droni stabilita dal regolamento della Civil
Aviation Administration of China riguarda la richiesta dell’operatore
all’ente, che deve comunicare l’inizio e la zona interessata dal sorvolo.
Insomma, Alibaba e JD battono sul tempo Amazon e Google. L’Oriente anticipa
l’Occidente, dimostrandosi ancora una volta più al passo con i tempi e più
pronto alle novità.
In
definitiva, l’utilizzo dei droni nel settore dell’e-commerce dovrà quindi
scontrarsi, in Europa e ancora di più negli USA, con una serie di problematiche
che possono essere riassunte grossomodo in tre punti:
- Privacy. Un piccolo elicottero può rimanere sospeso in volo per una giornata intera, registrando immagini fisse, riprese video e conversazioni telefoniche. È pertanto ovvio che, senza un severo quadro normativo, la raccolta e l’uso di questi dati possono rappresentare una seria violazione del diritto alla privacy. Per questo tutti gli operatori dovranno essere certificati e sottoposti a controlli per assicurare il rispetto delle norme sulla raccolta e sul trattamento dei dati. In tale ottica Antonello Soro, Presidente dell’Autorità Garante Privacy, già nei primi mesi del 2015 sottolineava la necessità di puntare su tecnologie che limitassero la raccolta dei dati fin dalla loro progettazione, in modo da prevenire il più possibile la realizzazione di fattispecie di violazioni tipiche.
- Sicurezza. Permangono inoltre difficoltà di carattere tecnico, su tutte l’utilizzo dei volatili in ambienti densamente urbanizzati, con possibili rischi connessi al loro impiego. Danni alle cose o alle persone ricadono in molti casi ancora sotto la piena responsabilità dell’utilizzatore del mezzo. Nessuna polizza assicurativa copre oggi i potenziali danni derivanti da danneggiamenti, violazioni della riservatezza o della sfera della vita privata. E questo è particolarmente più emblematico se si pensa che, nel gennaio 2015, un ingegnere indiano[18] ha ammesso di aver creato il primo virus in grado di violare il software dell’AR Drone di Parrot. Un malware[19], che funziona solo se ci si trova in prossimità del drone, capace di hackerare il mezzo cambiandone la destinazione o facendolo sparire dalla vista del legittimo proprietario. O peggio, prendendone i comandi per dirigerlo su obiettivi sensibili. Fino, magari, ad essere utilizzato come un’arma letale quasi impossibile da neutralizzare. È necessario rapportarsi ai droni mediante un approccio diverso e più serioso: l’iniziale visione di bambini alle prese con un nuovo gioco deve lasciare, inevitabilmente, il passo alla consapevolezza di essere al cospetto di apparecchiature che richiedono regolamentazioni significative e cogenti.
- Regolamentazione. L’introduzione di norme per disciplinare l’uso di APR in Europa è iniziata nel 2007 ed ha raggiunto il suo apice con la Dichiarazione di Riga[20] nel marzo del 2015. Obiettivo per il 2016? L’integrazione dei droni nello spazio aereo civile europeo. Al momento però c’è frammentazione a livello di norme. Dei 28 Stati membri dell’UE soltanto una decina hanno un quadro normativo nazionale, fra cui Regno Unito, Italia e Francia. Prima che questi aerei possano pertanto volare sopra le nostre teste, si deve dunque creare un chiaro quadro normativo. È in atto una corsa tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea per arrivare a fissare per primi gli standard mondiali del settore.
Alla
luce dell’analisi di questi punti cardine possiamo concludere che qualsiasi
evoluzione del fenomeno, anche per l’impiego degli APR nell’e-commerce, dovrà
pertanto passare attraverso due punti fondamentali[21]:
- accettazione da parte del pubblico: attraverso i droni può essere raccolta un’enorme quantità di dati personali. È pertanto necessario che le autorità nazionali ed europee per la protezione dei dati personali sviluppino linee guida e adottino procedure per garantire il rispetto delle norme sulla protezione dei dati;
- operatore di un drone deve essere considerato responsabile del suo utilizzo: è necessario introdurre regole che prevedano un obbligo di identificazione del pilota o dell’operatore di un drone. Si parla con insistenza in tal proposito dell’adozione di una carta d’identità elettronica per ogni drone (cd. “iDrones”). Quando un drone è utilizzato in uno spazio aereo vietato o è impiegato in modo non sicuro, o per scopi illeciti, le autorità dovrebbero essere in grado di adottare adeguate misure nei confronti dell’operatore responsabile.
Problematiche
che complicano indubbiamente i piani degli operatori coinvolti, soprattutto
europei e statunitensi. Tirando le somme, dunque, le difficoltà normative e
tecniche all’introduzione di queste nuove tecnologie nell’e-commerce sono
tuttora numerose e presentano profili che non possono essere ignorati.
Pertanto, nonostante le previsioni ottimistiche di società come Amazon e
Google, l’impressione attuale è che dovremo aspettare ancora non poco prima di
poter alzare lo sguardo al cielo, e non aprire la porta di casa, per ricevere
un pacco.
[1] Questo è quello che è mostrato in un
video presentato dal personaggio televisivo britannico Jeremy Clarkson e
pubblicato da Amazon in data 30 novembre 2015.
[2] L’etimologia della parola è discussa.
Il significato più antico di drone in inglese è fuco, il maschio
dell’ape, da cui deriva il verbo “to drone”, che descrive un ronzio (e anche un
parlottio monotono). Il lessicografo Ben Zimmer smentisce però l’etimologia
popolare secondo cui il velivolo debba il nome al ronzio che produce. L’origine
è militare: negli anni ‘30 del secolo scorso la marina britannica aveva
sviluppato un bersaglio telecomandato per esercitazioni di tiro denominato DH
82B Queen Bee (“ape regina”). La marina americana si era basata sul Queen
Bee per costruire un proprio modello che in omaggio all’originale aveva
chiamato Drone (“fuco”), continuando così il tema entomologico. Durante
la seconda guerra mondiale alla produzione di bersagli telecomandati (target
drone) si era aggiunta quella di velivoli per operazioni militari (assault
drone) che nei decenni seguenti si sono evoluti in diversi tipi di velivoli
senza pilota, di dimensioni anche molto ridotte e impiegati non solo per scopi
militari ma anche civili, ad esempio per monitoraggi e riprese aeree di vario
tipo. È con questa accezione generica che la parola drone è entrata
anche nel lessico comune italiano.
[3] Nel corso della progettazione è stata
abbandonata non solo la classica struttura del quadricottero e dell’esacottero,
ma anche quella del mini drone alimentato da otto motori, denominati
«Octocoper».
[4] Il sistema di posizionamento globale
(in inglese Global Positioning System, in sigla GPS)è un sistema di
posizionamento e navigazione satellitare civile che, attraverso una rete
dedicata di satelliti artificiali in orbita, fornisce ad un terminale mobile o
ricevitore GPS informazioni sulle sue coordinate geografiche, in ogni
condizione meteorologica, ovunque sulla Terra o nelle sue immediate vicinanze.
La localizzazione avviene tramite la trasmissione di un segnale radio da parte
di ciascun satellite e l’elaborazione dei segnali ricevuti da parte del
ricevitore.
[5] La Federal Aviation Administration
(FAA), in italiano Amministrazione Aviazione Federale, è l’agenzia del
Dipartimento dei Trasporti statunitense incaricata di regolare e sovrintendere
a ogni aspetto riguardante l’aviazione civile. Creata nel 1958 come Federal
Aviation Agency, assume l'attuale nome nel 1967. Insieme all’Agenzia
europea per la sicurezza aerea (EASA), è una delle due maggiori agenzie
mondiali responsabili per la certificazione dei nuovi aeromobili.
[6] APR è un acronimo per Aeromobili a
Pilotaggio Remoto.
[7] Sezione di Big G
dedicata all’innovazione più futuristica.
[8] Ideati dai Google X Lab di Astro
Teller e Sergey Brin, i Google Glass sono dei dispositivi indossabili
sotto forma di occhiali smart dotati di un piccolo schermo a realtà
aumentata.
[9] Alphabet è la società cui fanno capo
Google Inc. ed altre società controllate. Finanziariamente è organizzata come
conglomerato, ovvero è divisa in settori che si occupano di affari diversi:
tecnologia, biotecnologie (Calico), investimenti finanziari (Google Ventures,
Google Capital) e ricerca (Google X Lab e Nest Labs). Ha sede in California ed
è guidata da Larry Page e Sergey Brin, i due fondatori del motore di ricerca
Google.
[10] In una recente intervista David Vos
ha, più realisticamente, corretto le previsioni di lancio del servizio
riferendosi genericamente al triennio 2017-2020.
[11] Australia Post fornisce servizi
postali in Australia e nei suoi territori d’oltremare. Può essere considerato
come uno dei servizi postali più grandi dell’Australia. http://auspost.com.au
[12] Il CEO (Chief Executive Officer) è un componente del consiglio di amministrazione di una società per azioni o altra azienda organizzata in modo analogo, al quale il consiglio stesso ha delegato propri poteri.
[12] Il CEO (Chief Executive Officer) è un componente del consiglio di amministrazione di una società per azioni o altra azienda organizzata in modo analogo, al quale il consiglio stesso ha delegato propri poteri.
[13] http://www.posti.fi
[14] Unmanned aerial vehicle.
[15] In telecomunicazioni il termine LTE
(acronimo di Long Term Evolution) indica la più recente evoluzione degli
standard di telefonia mobile cellulare GSM/UMTS, CDMA2000 e TD-SCDMA.
Nasce come nuova generazione per i sistemi di accesso mobile a banda larga (Broadband
Wireless Access) e, dal punto di vista teorico, fa parte del segmento
Pre-4G, collocandosi in una posizione intermedia fra le tecnologie 3G come
l’UMTS e quelle di quarta generazione pura (4G - LTE Advanced).
Nonostante ciò, con l’intento di porre fine alla confusione tra l’utilizzo in
marketing del termine 4G e la vera classificazione come 4G, l’ITU (Unione
internazionale delle telecomunicazioni, dall’inglese International
Telecommunication Union) ha recentemente deciso di applicare il termine 4G
anche all’LTE.
[16] Il TRAFI (Finnish Transport Safety
Agency) è l’agenzia di sicurezza per i trasporti veicolari, marittimi e
aerei finlandese.
[17] Il CFO (Chief Financial Officer)
è il manager responsabile della gestione generale delle attività finanziarie di
un’azienda.
[18] Rahul Sasi, ricercatore ed esperto di sicurezza.
[18] Rahul Sasi, ricercatore ed esperto di sicurezza.
[19] Denominato Maldrone, da MALware
DRONE.
[20] Il 6 marzo 2015, durante la
presidenza lettone del Consiglio dell’Unione europea, si è tenuta a Riga una
conferenza sui “Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto” (Remotely Piloted
Aircraft Systems), organizzata dal Ministero dei Trasporti della Lettonia
in collaborazione con la Commissione europea. In tale occasione sono stati
definiti alcuni principi volti a regolare lo sviluppo delle tecnologie per i
droni civili, garantire la sicurezza di tali sistemi e assicurare la tutela dei
diritti, in particolare alla protezione dei dati personali, con l’impegno di
attuare i medesimi entro il 2016.
[21] Come si evince dai principi racchiusi nella succitata Dichiarazione di Riga.
[21] Come si evince dai principi racchiusi nella succitata Dichiarazione di Riga.
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